Pubblicato il
29-06-2023

Ritornerai

Ritornerai

(Bruno Lauzi) – Bruno Lauzi, 1963

Il 3 agosto del 1963 sono a casa di Silverio Pisu, in via Omboni 1, Milano. Sono le prime ore del pomeriggio, stiamo per partire in vacanza. Andremo ad Albisola dove lui ha una casa. La valigia pronta davanti alla porta, la chitarra sul letto. Silverio scende a comprare le sigarette, fa prima a piedi che con l’auto, dice. Resto solo. Prendo un foglio bianco dallo scrittoio e metto in fila delle parole ad atteggiarsi a versi, poi prendo la chitarra e le accompagno: quando, pochi minuti dopo, Silverio ritorna gli faccio sentire la canzone appena scritta.

“La intitolerei Ritornerai, tu che ne dici?” domando.

“Dico che mi stai prendendo per il culo” è la secca risposta

Non ha mai creduto che l’abbia scritta lì, in quei pochi minuti che hanno cambiato la mia vita e io ho smesso di cercare di convincerlo.

Al rientro delle vacanze la mia vita varesina scorre piatta. Una sera, in preda alla tipica malinconia post-abbandono, mi aggrego ad un paio di amici che decidono una gita a Campione d’Italia. Loro andranno al Casinò, io li aspetterò in un baretto sulla piazza antistante il lago, bevendo qualcosa. C’e un giovane genovese, Marcello Picasso, che sta suonando la chitarra e cantando noi cantautori. Mi riconosce e mi in-

vita pubblicamente a cantare O frigideiru (tanto per cambiare). Io accetto, ma ho bisogno di sfogare la mia tristezza e senza lasciargli il tempo di fermarmi mi lancio nell’esecuzione di Ritornerai.

Come nei film musicali, al termine due signori molto seri mi invitano al loro tavolo, si qualificano come discografici e mi pregano di presentarmi il giorno seguente alla Ariston per far sentire quella canzone ad Alfredo Rossi, il titolare. L’incontro avviene e tutto sta procedendo quando il signore che mi ha presentato, Rino Icardi, giornalista Rai, se ne esce annunciando Ritornerai con un: “Ora senti cosa abbiamo scritto”. Mollo la chitarra e lo prendo per la gola. “Scherzavo” balbetta il furbacchione. Alfredo Rossi se la ride. Io uscirò da lì col mio primo vero contratto in tasca.

 

Estratto da: Lauzi, Bruno, Tanto domani mi sveglio. Autobiografia in controcanto, Sestri Levante, Gammarò Editore, 2006, pp. 55-56