Pubblicato il
29-06-2023

Pugni chiusi

Pugni chiusi

(Luciano Beretta-Gianni Dall’Aglio-Ricky Gianco) – Ribelli, 1967

In primavera, a Mantova, avevo registrato alcune idee, ispirandomi alla musica che ascoltavo a Radio Luxembourg. Una di queste, in particolare, l’avevo fatta ascoltare a Demetrio, accompagnandomi al pianoforte nella saletta riservata agli autori della Ricordi in via Berchet. Mi aveva consigliato di cambiare l’inciso perché non staccava dal resto della canzone. Rimango incollato al pianoforte fino all’ispirazione giusta, poi richiamo Stratos con il nuovo inciso. Lui con un gesto abituale rimuove i capelli dalla fronte, quasi per ascoltare meglio. Gli piace, mi sorride! Luciano Beretta si trova nel corridoio accanto, incuriosito si affaccia alla porta:

<<Cos’è sta roba! Cosa fate qui?»

Per noi aveva scritto Chi sarà la ragazza del Clan; Luciano era un uomo raffinato, brillante, riusciva a scrivere cose incredibili, era il poeta del Clan. Gli chiedo se fa il testo alla mia nuova canzone. Su un foglio scrive una serie di numeri, creando la metrica esatta, al termine mi guarda, si avvicina con la sigaretta accesa, in una miscela di fumo e profumo, poi lentamente dice: Chés chi lé un  sucés.

<<Luciano, dici davvero?»

<<Certo!»

Il giorno dopo arriva alla Ricordi com il testo di Pugni chiusi. Salvini e Ricky Gianco decidono che quello, accoppiato a La follia degli Easybeats, sarebbe stato il primo singolo su etichetta Ricordi dei Ribelli.

Agli inizi del 1967 andiamo in sala di registrazione in via dei Cinquecento, un ex teatro dell’oratorio. Pugni chiusi è suonata con l’organo Vox, il basso elettrico Fender, una Gibson Les Paul, una batteria Rogers e il sax tenore King. La incidiamo sul nuovo Studer a quattro tracce in meno di un’ora, Valter Patergnani è il fonico. Dopo cena torniamo in studio per registrare la voce di Demetrio e i cori. Ero eccitato e nello stesso tempo morivo dalla voglia di sentirlo cantare, scoprire che impronta avrebbe dato a Pugni Chiusi. Demetrio è davanti a un microfono Neumann, questa é la prima volta da solista nei Ribelli. Sistema sul leggio il testo, una cuffia appoggiata a1l’orecchio. Noi e Ricky dall’altra parte del vetro, in regia.

<<Adesso ti mando la base, prova a cantarci su e dimmi se senti bene gli strumenti.»

La prima non va male, ma non riesce a distribuire i respiri nei punti giusti, le parole a tratti sono spezzate. Ricky:

<<Provo una volta ad inciderla io, cosi senti dove prendo i respiri.»

Demetrio è con noi in regia, segue i1 testo, mette dei segni, ascolta attentamente. Stratos torna al microfono. Questa volta è buona. Il mio cuore corre fino all’ultima strofa. Lo abbraccio, tutti siamo emozionati per la sua interpretazione, da questo momento il beat non sarà più lo stesso.

 

Estratto da: Dall’Aglio, Gianni – Batti un colpo – San Pietro in Cairano, Gabrielli, 2014 – pp. 121-122