Pubblicato il
29-06-2023

Panama

Panama

(Ivano Fossati) – Ivano Fossati, 1981

Per Panama i discografici mi danno libertà. Non mi ricordo perché, ma non volli andare a New York a registrare. Così decisi di chiamare quattro musicisti americani e di lavorare in uno studio nuovo, esterno alla Rca che ne aveva già tre o quattro al suo interno, fra i più moderni e funzionali del momento. Quando ti consentivano di andare fuori era perché ti davano fiducia, era un buon momento. Quello studio di registrazione era stato aperto da Bobby Solo che aveva diradato la sua attività di cantante, stiamo parlando del 1981. Un bel posto, all’avanguardia per allora, si chiamava Chantalain. Io porto questi musicisti americani e non senza qualche difficoltà registriamo Panama con la produzione di Al Garrison, appena sbarcato in Italia proveniente dalla Rca di New York. Gli americani, fatta eccezione per il batterista Leo Adamian, non sono il gruppo ideale, sono meno solari e collaborativi della band di Miami dell’anno prima. Il successo del disco è un po’ diverso dal precedente. Come speravo, comincia a esserci un assestamento, volevo un pubblico più adulto. Panama non è più un singolo per i ragazzini, anche se in tournée non va ancora molto bene.

Letterariamente, Panama è l’altrove, il Cuore di tenebra di]oseph Conrad, almeno quello che si può trovare di Conrad in tre minuti di canzoni. Di lui ho letto appunto Cuore di tenebra e mi piace ancora. Ultimamente sto leggendo i racconti di Somerset Maugham ambientati in India, i classici racconti sugli avamposti della colonializzazione inglese, e vedo che quel tipo di letteratura mi affascina ancora. Ma all’epoca mi toccava di più. Mi spiego: alla fine del romanzo Kurtz deve morire perché non possiamo applicare il nostro senso di giustizia a un sogno. Quindi la sua fine non può che essere quella prestabilita, il sogno deve rimanere quello immaginato dall’autore. A nostro beneficio e sotto sua responsabilità.

Estratto da: Fossati, Ivano, Tutto questo futuro. Storie di musica, parole e immagini, Milano, Rizzoli, 2011. p. 95