Pubblicato il
28-06-2023

Le origini della canzone italiana

Le origini della canzone italiana

Che la canzone italiana sia nata a Napoli sono tutti d’accordo: critici, storici, esegeti. Più complicato, se non impossibile, è invece individuare un titolo che abbia dato inizio alla tradizione. Qualcuno ci ha provato, altri hanno distinto il filone napoletano da quello in lingua, altri ancora hanno allargato lo sguardo fino a comprendere nel codice genetico della canzone italiana forme e stili consolidati come la romanza e il canto popolare, senza trascurare i vari influssi stranieri che ne hanno accompagnato l’evoluzione fin dai primi decenni del Novecento.
Qui di seguito, alcune prospettive a confronto.

“SANTA LUCIA”: LA PRIMA CANZONE ITALIANA

(Gianni Borgna)

Sul mare luccica / l’astro d’argento / placida è l’onda / prospero il vento
Venite all’agile / barchetta mia / Santa Lucia / Santa Lucia
Con questo piccolo gioiello di Enrico Cossovich e di Teodoro Cottrau si può dire che ha inizio la storia della canzone italiana. Certo la datazione è di comodo, tanto più che l’anno di composizione di Santa Lucia, il 1848, è di molto anteriore a quello dell’unità d’Italia. Ma non è una datazione arbitraria, se si riflette solo un momento sulle caratteristiche di questo brano. E’ scritto in italiano, un italiano letterario ma già sufficientemente prossimo ai modi del parlato; la forma in cui è concepito – in bilico tra melodia popolare (villanella, serenata) e tradizione musicale colta – è però decisamente quella della canzone. Questi due elementi ne fanno qualcosa di assolutamente unico e particolare. Tranne rare eccezioni – tra cui quella di Addio a Napoli (1868), sempre di Teodoro Cottrau – sarà solo alla fine del secolo scorso che la canzone italiana in lingua riuscirà definitivamente ad affermarsi. Prima di allora il posto di comando sarà saldamente tenuto dalla canzone napoletana.

Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Laterza, Roma-Bari, p.3

INFLUENZE AUTOCTONE E STRANIERE

(Felice Liperi)

Per quanto riguarda l’origine della canzone italiana si possono individuare alcune linee principali: una prima direzione che prende consistenza dall’evoluzione di alcune forme compositive nate in epoca medievale e poi confluite nella musica colta e nel melodramma; una seconda linea che prende vita dall’evoluzione di consolidate formule della tradizione francese; infine una terza che affonda le radici nella musica e nelle forme canore di origine tradizionale, soprattutto di origine partenopea. A queste tre fonti principali deve essere in tempi successivi aggiunta quella del suono anglosassone nelle sue varie rappresentazioni, rock, jazz, blues, song, ecc., che comincia a influenzare con prepotenza la canzone italiana a partire dagli anni Trenta e si impone in modo particolarmente rilevante dagli anni Sessanta

Felice Liperi, Storia della canzone italiana, Rai Eri, Roma, 2011, p.18 – ed. or. 1999.

NAPOLI, FUCINA DELLA CANZONE MODERNA

(Paquito del Bosco)

Siamo a Napoli, alla fine del secolo scorso (…) Napoli è la maggiore città del regno, come numero di abitanti e come centro di attività culturali. Anche la canzone napoletana è la più famosa della penisola e funziona come attrattiva per i turisti, manifestazioni a latere di feste religiose, esercizio musicale di vari e vasti strati sociali. Se altrove possiamo trovare fogli volanti con il testo di una canzonetta, a Napoli, dove le ‘copielle’ di successo superano le centinaia di migliaia di copie, esistono numerose raccolte con centinaia di spartiti dei motivi più celebri (…) Nasceva così la canzone d’autore che avrebbe offuscato e travolto quella popolare ; nasceva anche una nuova professionalità: quella di ‘autore di canzoni’: al fianco e al seguito di quel primo drappello, schiere sempre più numerose di versificatori e orecchianti con obblighi di produzione annuale: tra poco sarebbe nato il diritto d’autore: ogni esecuzione di canzone andava registrata su appositi moduli e denunciata alle autorità competenti. Dall’anonima produzione di vini genuini eravamo passati all’obbligo di imbottigliamento con etichettatura, denominazione d’origine più o meno controllata, marchio di fabbrica, tassa sul contenuto e imposta Iva.

Paquito Del Bosco, Le origini della canzone, in Dizionario della Canzone Italiana (a cura di Gino Castaldo), Armando Curcio Editore, Roma 1990, vol. 1, p.20-21)

“CIRIBIRIBIN”, IL PRIMO HIT IN LINGUA ITALIANA

(Paolo Ruggeri)

Quale canzone può fregiarsi del titolo di prima canzone italiana? E’ una domanda alla quale è praticamente impossibile rispondere; ma si può tentare di identificare la prima canzone italiana di successo. Poiché la nostra canzone nacque sulla ribalta del caffè-concerto (…), dominato da autori e interpreti di origine o di scuola partenopea, sarebbe giusto che la palma andasse a una canzone nata nella città del golfo. E difatti essa viene solitamente concessa a La spagnola di Vincenzo Di Chiara (1860-1937), scatenato “bolero” a tempo di valzer, pezzo forte delle nostre “sciantose”, scritto nel 1906 (…). Invece bisogna ammettere che il traguardo lo tagliò per primo un torinese, Alberto Pestalozza (1851-1934), che fu compositore, oltre che di canzoni, di operette e di commedie musicali (…). Su versi di Carlo Tiochet egli aveva scritto infatti Ciribiribin, uno spiritoso duetto di ispirazione popolare, anch’esso a tempo di valzer, che andò ben oltre il successo che pure ebbe nel café-chantant (…). Gli arrise una lunga carriera sulle due sponde dell’Atlantico, nelle interpretazioni di celebri soprano coloratura come Grace Moore, in quella “swing” del trombettista Harry James e in quella, non meno sincopata, del Trio Lescano.

Paolo Ruggeri, C’eravamo tanto amati, in Canzoni italiane – fascicolo 21: “Dalla romanza alla canzone”, Fabbri Editori, Mi, 1994, p.2