Pubblicato il
28-06-2023

Le cover di Raffaella

Le cover di Raffaella

Il percorso discografico di Raffaella Carrà inizia nel 1970, con la pubblicazione di Ma che musica maestro, sigla di Canzonissima 1970, trasmissione televisiva abbinata alla Lotteria di Capodanno di cui la Carrà era la conduttrice insieme a Corrado Mantoni. In realtà la sua prima incisione risale al 1966 quando, partecipando alla commedia musicale Ciao Rudy, registrò due delle canzoni dello spettacolo, che compariranno poi nel relativo disco: Gente matta, un duetto con Marcello Mastroianni, e Piaceva alle donne, un corale con tutto il cast di quello spettacolo. In seguito al successo del 45 giri di Ma che musica maestro la RCA, etichetta con la quale la Carrà era sotto contratto, decise di farle incidere nel 1971 il suo primo album che, a causa della esiguità del repertorio dell’artista, presentava numerose cover per completare la track-list del disco, alcune delle quali utilizzate anche durante i balletti che la vedevano protagonista durante le varie puntate di Canzonissima 1970. Intitolato semplicemente Raffaella l’album conteneva I Say A Little Prayer (firmata da Hal David e Burt Bacharach e lanciata da Dionne Warwick prima e da Aretha Franklin poi), If I Give My Heart To You (portata al successo da Doris Day), Chissà se ci sei (da Sookie Sookie di Don Covay), Pensami (da Who Are We di James Last), Domenica non è (da Hum A Song di Lulu), Conta su di me (da Foot Prints On The Moon di Johnny Harris) e Top (da T.O.P. di Oscar Harris & Twinklestars).

 Il successo personale di Canzonissima 1970 garantisce alla Carrà la partecipazione anche all’edizione successiva (sempre condotta insieme a Corrado Mantoni), la cui sigla Chissà se va scala in breve la classifica dei 45 giri più venduti e prepara la strada (sempre nel 1971) al suo secondo long-playing, intitolato Raffaella Carrà, all’interno del quale compaiono altre due canzoni firmate David-Bacharach, vale dire Raindrops Keep Falling On My Head proposta da Billy Joe Thomas e Close To You lanciata da Dionne Warwick. El borriquito (un successo di Peret) è il primo segnale dell’interesse dell’artista per il repertorio ispano-americano, che poi si concretizzerà nel clamoroso successo di Raffaella Carrà in Spagna e in America Latina per tutti gli anni Ottanta, ma c’è spazio anche per E penso a te, successo di Bruno Lauzi firmato da Mogol e Lucio Battisti. Nel terzo album, Raffaella senza respiro del 1972, le cover si riducono a due, Where Did Our Love Go delle Supremes e She’s Looking Good di Rodger Collins, segnale che la crescente popolarità dell’artista stava convincendo i discografici a puntare su un repertorio originale piuttosto che ricorrere alle cover, anche se il disco successivo, Scatola a sorpresa del 1973 (che segna il passaggio alla CGD) è fondamentalmente un lungo elenco di cover: Satisfaction dei Rolling Stones, Quando, quando, quando di Tony Renis, un medley con Miss Molly di Bob Wills, Long Tall Sally e Tutti Frutti di Little Richard e Whole Lotta Shakin’ Goin’ On di Big Maybelle. E poi ancora omaggi ad alcuni classici della canzone italiana come Romagna mia e La marcia dei bersaglieri, uno sguardo al repertorio ispanico con Espana Cani di Pascual Narro e a quello brasiliano con La samba di Orfeo, e poi ancora saltando da Let’s Twist Again di Chubby Checker a Rosamunda di Jaromir Vojvoda, da Tea For Two proposta originariamente da Helen Clark e Lewis James nel 1924 a La cumparsita di Gerardo Matos Rodriguez, per arrivare a Lola, versione italiana di Yes Sir, That’s My Baby  di Gene Austin. Nel 1974 il grande successo televisivo del programma Milleluci (che la Carrà conduceva insieme a Mina) si traduce anche in un album dallo stesso titolo, che è praticamente un omaggio alla canzone italiana: Crapa pelada, Tarantelluccia, La rumba degli scugnizzi, Camminando sotto la pioggia, Tirami la gamba, La famiglia canterina, insieme a Copacabana di Renato Barros e la ripresa di She’s Looking Good di Rodger Collins.

Da questo punto in poi gli album della Carrà saranno sempre più composti da brani originali e sempre meno da cover, sia italiane che internazionali, cucendole addosso un repertorio personalissimo, fino ad arrivare a dischi che usciranno direttamente in spagnolo, con canzoni scritte appositamente per lei da autori spagnoli, per una etichetta anch’essa spagnola (la Hispavox) che poi li distribuirà in Italia. Qualche cover comunque ogni tanto riappariva, come il classico italiano Tornerai nell’album Forte forte forte del 1976, Innamorata di Roberto Carlos per Fatalità del 1983, mentre in Raffaella del 1988 viene riproposta Na Na Hey Hey Kiss Him Goodbye degli Steam. Nel corso degli anni Novanta e nel primo decennio del nuovo secolo l’attività discografica rallenta decisamente, fino ad arrivare al 2018 quando Raffaella Carrà pubblica (abbastanza a sorpresa) il classico Christmas Album, traguardo di tutti i grandi artisti internazionali, intitolato Ogni volta che è Natale dove, tra le tante cover di ambientazione natalizia (o quasi natalizia) spiccano il classico White Christmas di Bing Crosby, Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon e Yoko Ono, Halleluja di Leonard Cohen, Feliz Navidad di Josè Feliciano e Jingle Bell Rock, lanciata nel 1957 da Bobby Helms.