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l immenso

L’IMMENSO

(Amedeo Minghi) – Amedeo Minghi, 1976

L’immenso nasce veramente dalla necessità di affermare la mia intima convinzione che la canzone deve appartenere proprio a chi la canta. Io per anni avevo scritto canzoni per altri, avevo scritto anche canzoni per me ma sempre con molta mediazione da parte di altri musicisti, come Aldo Pizzolo o Renato Serio, che aveva arrangiato gli archi del mio primo album. Nasce di getto, testo e musica, è venuta tutta insieme: ricordo che stavo in camera da letto, con mia moglie abitavamo in un piccolo appartamento di due camere e cucina, e lei era uscita a fare la spesa. E mentre stavo sdraiato sul letto con la chitarra in mano nasce L’immenso, con due accordi, Do e Fa, di getto, musica e testo in un quarto d’ora: sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di completamente mio, che mi rappresentasse, e parlo finalmente proprio di me, ma di me davvero,  e da quel momento in poi tutte le canzoni che io scriverò sono tutte ispirate, allora come oggi, a mia moglie.

Quando lei tornò dalla spesa  le dissi che avevo scritto una canzone nuova e a lei piacque subito moltissimo. Facemmo il provino al Cenacolo su un TEAC a 4 tracce, Melis la sentì e decise di registrarla, ma non si fidava ancora del tutto, al punto che prima di pubblicarla la inserì – come unico brano lento -  in un 33 giri promozionale pieno zeppo di brani da ballo e destinato soltanto alle discoteche, col risultato che c’era un solo lento che girava in quel periodo nelle discoteche, l’unico che potesse fare abbracciare i ragazzi, ed era il mio, era L’immenso. Melis aveva avuto un’idea geniale, era un vero e proprio test, e quando arrivò il resoconto dalle discoteche venne fuori che il brano più utilizzato dai dee-jay in tutta Italia era stato proprio L’immenso. 

Finalmente allora Melis si convinse e pubblicò il mio 45 giri, che è giustamente accreditato anche ai Pandemonium, perché lo avevano suonato loro in sala d’incisione ed in quel momento io facevo parte del gruppo: lo registrammo nello Studio C della RCA, tutti in circolo, con Piero Pintucci al centro, tutti insieme in diretta e infatti nella traccia del mio canto c’era il rientro della mia chitarra acustica. Gli archi li prendemmo in prestito da una session che Pintucci stava facendo con Renato Zero, perché Piero lavorava anche con Renato, e per un turno la sezione degli archi, invece che con Renato, venne a suonare da noi per registrare la loro parte su L’immenso. Facemmo un video-clip di L’immenso (e fui uno dei primi a farlo) nel quale si vedeva anche mia figlia Annesa, di tre anni, e la regia era di Pino Leoni, che poi diventerà un regista televisivo abbastanza famoso, che ha lavorato molto con la musica, e davvero non so quanti nel 1976 avevano già fatto un video-clip.

Estratto da: Ceri, Luciano, M’illumino d’immenso. Intervista ad Amedeo Minghi, in «Vinile», n. 5, Dicembre 2016, p. 96

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