Pubblicato il
29-06-2023

Impressioni di Settembre

Impressioni di Settembre

(Mogol-Franco Mussida) – Premiata Forneria Marconi, 1971

La carrozza di Hans uscì in un 45 giri, come lato B di Impressioni di settembre. Questo pezzo venne composto sulla base di un’intuizione fantastica di Franco: era la prima canzone che non aveva il classico ritornello. Mi correggo: il ritornello – o inciso, come si diceva in gergo – c’era, ma era suonato, non cantato. Quell’inciso era talmente bello che ci sembrava di non avere a disposizione lo strumento adatto per farlo. Provammo con il flauto, ma non aveva la forza evocativa. Lo facemmo con la chitarra, ma era troppo normale. Mancava lo strumento… ma questo strumento esisteva. Lo scoprimmo in un disco di Emerson Lake & Palmer che si intitolava Lucky Man. Era uno strumento dalle sonorità nuove, simili a quelle delle tastiere e dei fiati. Sapeva di terra, di cielo e di mare, e di tutte queste cose insieme. Si chiamava Moog, dal nome del suo inventore, ed era composto da tre oscillatori che creavano delle onde da mescolare insieme. Potevi giocare con delle manopole e creare il tuo suono. Potevi farlo più acuto, più morbido, come volevi: poteva sembrare una sega, un clarino, un ottavino… poteva sembrare tante cose, ma era comunque sfacciatamente sintetico e tremendamente bello e affascinante perché ti scuoteva. Era la prima volta che si sentiva un suono sintetico e ci entusiasmò. Così, un po’ per caso e un po’ per curiosare, ci recammo a un’esposizione di strumenti musicali, dove incontrammo l’importatore del Moog, il signor Monzino. Aveva con sé solo un prototipo, il secondo, perché fino a quel momento l’unico a possedere e suonare quella meraviglia era il signor Keith Emerson, che lo aveva ricevuto dal signor

Moog in persona. Al solo pensarci sospiravamo di sconforto: giocavamo ad armi veramente impari. Così ce ne stiamo lì per un po’ a guardare estasiati il Moog dei nostri sogni – un modello portatile – convinti che fosse proprio quello che ci serviva, e certi che non ce lo potevamo permettere. Ma tentar non nuoce. E via col carpe diem.

«Quanto costa?» chiedo a Monzino. Costava uno sfracello e mezzo. E noi uno sfracello e mezzo all’epoca non ce l’avevamo. Ancora una volta riappare l’abruzzese che c’è in me e dico a Monzino: «Guarda, io penso che questo strumento potrebbe veramente dare una svolta alla musica italiana».

Lui mi guarda con sufficienza e allora io tiro fuori una faccia di culo degna del miglior manager di oggi e insisto nella mia azione di marketing (ma allora non sapevo che si chiamasse marketing). «Secondo me» continuo «questo strumento potrebbe rivoluzionare tutta la musica».

Allora l’addetto del signor Monzino, tal maestro Fugazza, cerca di smontarmi. «Ragazzo, non esageriamo» dice «Io lo uso per fare i miei esperimenti musicali al Conservatorio di Bologna, ma non credo che questo…».

«Questo coso qui» insisto «potrebbe avere lo stesso boom che ebbe l’organo Hammond».

«Ragazzo, ragazzo… questo strumento é un bel prototipo ma non so… ne venderemo uno, forse due…».

«Secondo me ne venderete di più, anzi le dico una cosa: se ce lo date per usarlo nel nostro 45 giri, secondo me ne vendete piu di dieci».

Fugazza fa la faccia decisa. «Più di dieci non ne venderemo mai».

«Scommettiamo? Voi mi date l’affare qua e noi lo usiamo nel disco. Poi, se ne vendete più di dieci ce lo lasci, se no… ce lo lasci lo stesso e paghiamo una cena per tutti».

Ci facemmo una bella risata e non so come riuscii a convincerlo. Penso che si fosse intenerito per la nostra voglia, per il nostro entusiasmo e un po’ per il nome che cominciava a girare. Ci prendemmo il Moog e incidemmo Impressioni di settembre con il suo suono. Uscì il disco e fu un botto pazzesco. Quando, dopo le parole «… ho quasi paura che si perda», arrivava il famoso inciso, tutti rimanevano a bocca aperta. «Cos’è questo?» dicevano… e in pochi giorni la notizia fa il giro di tutta Italia.

Era un suono nuovo, una novità per i sensi, una nuova creazione di immagini e suggestioni. Ci diede una marcia in più (oggi si direbbe un vantaggio competitivo) e ci fece conoscere come un gruppo originale, innovativo. Un vero gruppo di pop music. Il primo in Italia. La cena non ci fu, ovviamente. Il Moog esplose alla grande.

 

Estratto da: Di Cioccio, Franz, Due volte nella vita, Milano, Mondadori, 1996, pp. 36-38