Pubblicato il
28-06-2023

Il sessantotto e la canzone politica

Il sessantotto e la canzone politica

“… il Nuovo Canzoniere Italiano avrà il merito non solo di rivivificare il repertorio anarchico, socialista e comunista (quanti canzonieri sono stati fatti con le canzoni de I Dischi del Sole?) ma anche di fornire un repertorio di canto sociale al movimento del Sessantotto, mentre la sua organizzazione e le sue esperienze saranno moltiplicanti, servendo d’esempio a numerosissimi gruppi per la creazione di loro repertori: dai marxisti-leninisti a Potere operaio, da Lotta continua agli anarchici, dal Manifesto alle Brigate rosse. L’esperienza del Nuovo Canzoniere Italiano influenzerà del resto indirettamente anche movimenti di destra come quello fascista di Boia chi molla e quello integralista cattolica di Comunione e Liberazione.

    Ancora più interessante è il fatto che l’attività del Nuovo Canzoniere Italiano diverrà la molla, in parte diretta e in parte indiretta, dello strutturarsi di una canzone operaia di fabbrica. Lungo tutti gli anni Sessanta e Settanta in fabbrica si canta e si producono nuove canzoni sia durante le occupazioni, sia durante gli scioperi, sia durante i cortei e le manifestazioni di piazza (…)

   Spesso nel repertorio operaio di fabbrica vi è la riappropriazione e l’innovazione del patrimonio tradizionale di classe ormai soprattutto appreso attraverso I Dischi del Sole (tra il 1960 e il 1980 ne vennero prodotti ben 276) e attraverso gli spettacoli del Nuovo Canzoniere Italiano (soltanto 569 negli anni tra il 1973 e il 1977). Oppure appreso dall’industria di consumo, che in quegli anni mercifica anche parte del repertorio protestatario. Ma la forma di canto veramente prescelta per interferire nel flusso musicale imposto dai mass media è anzitutto la parodia della canzonetta di consumo, che funziona proprio perché è un accostamento di diversi e di opposti teso a produrre un consapevole turbamento nella comunicazione egemonica” 

Cesare Bermani, “Due secoli di canto sociale in Italia”, in Note di rivolta, Volontà n. 1-2, 1993.