Pubblicato il
28-06-2023

Il Barattolo

Quando si trattò di registrare Il barattolo, fummo subito tutti d’accordo: saremmo ricorsi per l’arrangiamento ad uno dei migliori musicisti italiani. I precedenti dischi di Meccia avevano riscosso pareri discordi per la loro troppo marcata originalità.
Il Barattolo

(Gianni Meccia) – Gianni Meccia – 1960

Quando si trattò di registrare Il barattolo, fummo subito tutti d’accordo: saremmo ricorsi per l’arrangiamento ad uno dei migliori musicisti italiani. I precedenti dischi di Meccia avevano riscosso pareri discordi per la loro troppo marcata originalità. Ma questa volta Il barattolo piacque talmente a tutti che ci eravamo decisi a prendere un’orchestra di 40 persone pur di realizzare il meglio. Anche sul nome di Ennio Morricone fummo quindi subito tutti d’accordo. Tuttavia fu Morricone, a questo punto, a non essere d’accordo con noi circa l’orchestra numerosa.

«Meccia» disse «è un cantante sui generis, altrettanto le sue canzoni. È necessario quindi che nel disco Gianni risulti nel massimo rilievo, mentre il background orchestrale deve essere il più umile e funzionale possibile». Nelle more della discussione fu però ancora Morricone ad avere l’idea risolutiva. «Qui» disse il Maestro «ci vuole un barattolo vero, un barattolo che abbia una funzione precisa di accompagnamento, usato insomma come uno strumento musicale».

Detta così, la cosa poteva sembrare semplicissima: in realtà, riprodurre in studio il rotolio di un barattolo che vada a tempo con la musica non è cosa di poco conto. Si pensò quindi di costruire uno speciale “marchingegno”, la cui materiale realizzazione fu attivata, su disegno dello stesso Morricone, ad uno dei piu valenti artigiani romani. Questo strumento, che consta di uno scivolo di circa m. 1,20 di lunghezza e la cui superfice, scorrente fra due piccole ringhiere, è costituita da una ettata di cemento e ghiaia, lungo la quale il barattolo viene fatto scorrere orizzontalmente con l’ausilio di una bacchetta di legno, è visibile presso il Museo degli oggetti curiosi della RCA.

<p<>Le varie parti dell’arrangiamento risultarono quindi così distribuite: organo, contrabbasso, chitarra, batteria, armonica a bocca, bongos, primo barattolo e secondo barattolo. Incidentalmente mi sarebbe piaciuto che voi tutti aveste visto la faccia del musicista scelto per suonare il barattolo, quando si trovò di fronte alle due suddette partiture. . . Non sto a dirvi altro: tutto il resto potrete capirlo ascoltando il disco.

 

Personalmente, stimo molto Meccia per aver scritto questa canzone, e anche per le altre che lui ha fatto: Folle banderuola per Mina, Alzo la vela per Jenny Luna, Primo sguardo per Nilla Pizzi, Così, a poco, a poco per Teddy Reno, L’altalena dell’amore, e molte altre, fino alla famosa Odio tutte le vecchie signore, un innocente scherzo che a suo tempo suscitò discussioni non ancora sopite. Lo stimo per la vena nuova che scorre in tutte le sue canzoni, per quel sottile umorismo che appare in alcune di esse, per quel senso di delicata poesia che traspare da quasi tutte le sue composizioni. Gianni non crede alla canzone-dramma: pensa che le canzoni debbano librarsi leggere sulle nostre teste, e perciò se le immagina come angioletti con le ali leggere che svolazzano lieti intorno a noi, come farfalle intorno ai fiori. Il fatto è che registrare Meccia diverte, come è stato particolarmente divertente, anche per le ragioni che vi ho detto, registrare Il barattolo. Spero che voi vi divertirete altrettanto ascoltandolo».

 

Micocci, Vincenzo, Presentazione sul retro di copertina del 45 giri Il barattolo/Quanta paura, RCA Camden, CP 71, 1960

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